All’ultima riunione dell’Ufficio di Presidenza AFIM è stata accolta favorevolmente ed all’unanimità la proposta di dar seguito ad una iniziativa presentata dal Presidente Franco Papetti all’ultimo Raduno dei Dalmati, ovvero un grande Raduno unitario dei tre Liberi Comuni. L’iniziativa è stata fatta propria anche da un gruppo di Dalmati rappresentati da Gianni Grigillo, caporedattore de Il Dalmata, che ha scritto all’AFIM per concretizzare l’evento. Letta la lettera, si è convenuto di rispondere affermativamente in attesa di ulteriori dettagli da valutare insieme. Gianni Grigillo si rivolge al nostro giornale perché pubblichi la missiva ma visto che ciò sarà possibile solo nel numero di giugno, anticipiamo il tutto sul nostro sito e ringraziamo.
Caro Direttore,
ho già prospettato questa mia convinzione tempo addietro e so che una consistente parte dei Consiglieri del LCZE sono contrari, perciò chiedo ospitalità al tuo periodico per non coinvolgere il Caporedattore dell’Organo Ufficiale dell’ADIM su posizioni che sono solo posizioni personali. Come è stato scritto su Il Dalmata n. 100 del luglio 2018, si tratterebbe di realizzare il progetto gradualmente, mantenendo le tradizionali riunioni di ciascun Comune e condensando solo nella giornata conclusiva della domenica i riti unitari della messa, della deposizione della corona, della conferenza conclusiva. “E’ vero, Non ci conosciamo con i fiumani, i polesani e con tanti altri. Ma abbiamo radici comuni. Abbiamo storia comune. Abbiamo obiettivi comuni. E abbiamo soprattutto insieme il dolore di aver perso le nostre case e i nostri morti. Conserviamo tutti insieme la nostra dignità, il nostro orgoglio, la nostra forza di mantenere viva la nostra gloriosa Storia. Discutiamone insieme” scriveva Toni Concina. Ma la discussione non si è aperta ed io insisto perché è la questione anagrafica che ci impone questa riflessione, l’inesorabile prospettiva di vedere sempre meno persone ai rispettivi Raduni annuali. Conosco le difficoltà che riguardano le diverse date e le diverse località dei rispettivi raduni, ma ritengo che, con uno sforzo comune, possano essere superate. Conosco anche la posizione di un gruppo di Dalmati della mia generazione, quelli che si erano definiti “I giovani Dalmati” perché nati dopo l’esodo, ex giovani ormai intorno ai settant’anni, che non vogliono mescolarsi con sconosciuti, ma giustamente preservare quel miracolo che ha fatto nascere amicizie solide e fraterne tra soggetti che neppure si conoscevano, che abitavano in città distanti, che non si frequentavano quotidianamente, che non andavano a scuola assieme, che non avevano la possibilità, come succede normalmente, di parlarsi, vedersi, divertirsi tra loro. Ragazzi che hanno organizzato di incontrarsi in luoghi diversi provenendo da tutte le parti d’Italia. E sono diventati amici fraterni, nel nome di un affetto ereditato dai genitori e trasfuso nel Dna. Caso unico–credo- nella storia, nato da quel sentimento, quella forza e quell’amore per la Patria perduta che ci hanno trasmesso i nostri genitori. A loro rispondo che il “Raduno unitario” non ostacolerebbe il mantenimento di questa tradizione, non impedirebbe il perpetuarsi di quel miracolo. Ritengo però che si debba affrontare il futuro con inalterata passione per la nostra “causa”. Pensiamo a quale maggiore efficacia mediatica avrebbe una conclusione unitaria! Ne ho già parlato con i tre Sindaci interessati e tutti hanno condiviso l’obiettivo, ma hanno immaginato che gli esuli avrebbero rifiutato lo spostamento del luogo e della data dei rispettivi tradizionali Raduni. Lo scorso anno, secondo me, si è persa l’occasione di trovarci assieme a Gardone o a Pescara per il centenario dell’impresa di Fiume. I Dalmati, quest’anno, stanno tentando di organizzare, coronavirus permettendo, il Raduno annuale nella città madre di tutti gli Esuli, Venezia. Vogliamo sentire il polso degli interessati, prima di scartare ogni ipotesi? Grazie dell’ospitalità,
Gianni Grigillo